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giovedì 8 ottobre 2020

Sogno di Profeta 01

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L'origine della follia





In una notte di fine inverno, ho sognato un mondo diverso.
Mi trovavo in compagnia di Alice nel paese delle meraviglie e lo ignoravo in quel momento.
Lo comprendo adesso mentre a voi lo racconto.

Ricordo di aver osservato questa fanciulla attraversare quelle lande sconosciute.
Poco dopo ero con lei e atteggiandomi a novello quanto Antico Paladino, mi adoperavo affinchè il suo cammino fosse sgombro da qualsiasi ostacolo e al sicuro da ogni pericolo.

La fanciulla, di cui ignoravo l'identità, si muoveva sicura in quello strano mondo. Ella si mostrava stupita ad ogni passo eppure mostrava di conoscere quei luoghi così ameni.

Ricordo che il colore dei fiori e quello dell'erba stessa, erano così cangianti da restare incantati ad ammirarli.
Procedeva la fanciulla, procedevo davanti a lei sicuro e  guardingo quando sentii il mio piede schiacciare qualcosa di fragile che andò in frantumi all'istante in uno scricchiolio inquìetante.

Guardai in basso per vedere cosa avessi calpestato quando un lesto movimento mi riportò a volgere lo sguardo in direzione della fanciulla.
Di lei nessuna traccia, solo una piccola creatura in fuga.

Mi ritrovai così a rincorrere il Bianconiglio che correva velocemente infilandosi tra gli alberi. Entrai in quello che sembrava un boschetto e mi ritrovai in una buia foresta. Continuai l'inseguimento e quando pensavo di averlo perso, inaspettatamente riesco ad agguantarlo.

Un attimo dopo mi trovai occhi negli occhi con lo Stregatto che mi derideva sornione e beffardo. Nei suoi occhi scherno e divertimento.

L'atmosfera di quel luogo era tetra quanto oscura, il sorriso dello Stregatto era sconcertante.
 Lo lasciai andare con l'animo in subbuglio.
 Improvvisamente sentii l'irrefrenabile urgenza di guardarmi in uno specchio.

Volevo vedere il mio aspetto, quella  creatura aveva riso di me pur non proferendo alcun suono.
Indietreggiando mi guardai intorno decidendo di seguire il sentiero, della fanciulla nessuna traccia.

Camminando senza sapere dove conducessero i miei passi, arrivai ad uno stagno melmoso.
 L'acqua era putrida e maleodorante, ma anche così avrei potuto vedere la mia immagine riflessa.
Mi chinai guardingo, volevo specchiarmi e avevo paura di farlo, forse già sapevo cosa avrei visto e non volevo vedere tuttavia guardai.
L'immagine che vidi non era affatto quella di un cavaliere, gli occhi e il volto che vidi in quelle acque stagnanti erano quelle di un pazzo.

Un pallido raggio di sole mi diede il buogiorno salvandomi da quel luogo oscuro, il sogno era svanito, ma il pazzo è ancora in me.


Vostro Cappellaio Profeta

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